Messaggio del Vescovo Pietro Lagnese: “Sia pace in Terra Santa”

“Sia pace in Terra Santa”

Messaggio del Vescovo Pietro Lagnese
in occasione della manifestazione Pro-Gaza

Caserta – 26 settembre 2025

Lo dico subito in maniera chiara e netta: quanto sta accadendo nella striscia di Gaza è qualcosa di ignobile, vergognoso, disumano, deplorevole, indegno, spregevole, orribile. Sì, non posso utilizzare, purtroppo, altri aggettivi che questi. Quanto sta avvenendo in quel territorio va fermato immediatamente, subito, all’istante!

Niente rende ammissibile l’immane tragedia che si sta consumando ai danni del popolo palestinese e nessuna motivazione è possibile accampare al fine di giustificare il crimine verso chi vive in quella terra. Ogni tentativo di farlo è un’offesa all’intelligenza umana e alla dignità di ogni persona. Per ciò che sta accadendo non ci sono né “se” e né “ma”.

C’è solo una parola da dire, con fermezza e decisione, tutti insieme: basta, basta, basta! Sto perciò dalla parte di tutti coloro che manifestano per la pace e contro la guerra, a condizione che ciò avvenga in maniera pacifica e rispettosa di tutti, senza violenza e nella legalità. Esprimo piena solidarietà e vicinanza alla comunità parrocchiale della Sacra Famiglia di Gaza e al suo parroco padre Gabriel Romanelli che, mettendo a repentaglio anche la vita, stanno accogliendo e sostenendo quanti vivono sotto le bombe. Esprimo fraterna amicizia e sostegno spirituale al Patriarcato Latino di Gerusalemme e al Card. Pizzaballa per l’impegno diuturno per la pace che, insieme ai pastori e ai cristiani di altre confessioni, stanno testimoniando in Terra Santa. Apprezzo e condivido chi si sta dando da fare con gesti concreti, ma anche simbolici, a sostegno della popolazione di Gaza. Apprezzo e condivido l’“iniziativa di valore” della Global Sumud Flotilla e mi unisco all’appello pronunciato questa mattina dal nostro Presidente Sergio Mattarella, nel chiedere “alle donne e agli uomini della Flotilla perché raccolgano la disponibilità offerta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme – anch’esso impegnato con fermezza e coraggio nella vicinanza alla popolazione di Gaza – di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza”.

Il popolo di Gaza – ha detto pochi giorni fa Papa Leone – «continua a vivere nella paura e a sopravvivere in condizioni inaccettabili, costretto con la forza a spostarsi ancora una volta dalle proprie terre». A coloro che governano le nazioni e ai responsabili degli organismi internazionali chiediamo, perciò, uniti, di essere decisi e coerenti nel dire in maniera chiara e ferma il proprio “no” a ciò che sta avvenendo nella striscia di Gaza, così come di essere uniti nei confronti di tutti coloro che, con prepotenza, vogliono impunemente prevaricare i confini degli Stati, e ciò a scapito della giustizia e della dignità delle persone.

Prendendo in prestito le parole scritte nell’appello lanciato dagli ex Ambasciatori d’Italia al nostro Governo, sento di dire anch’io: “Ci sono momenti nella Storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie. Questo momento è giunto per Gaza. Ormai da molti mesi non ci sono più giustificazioni possibili o argomentazioni convincenti sulla condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza”.

Come uomo, come cristiano e come vescovo, disapprovo senza riserve l’orribile strage di Hamas del 7 ottobre, deploro senza sconti la detenzione disumana degli ostaggi israeliani ed esprimo la mia piena indignazione per l’orribile vendetta scatenata dal governo di Netanyahu. Basta con l’“odio chiama odio”, cediamo invece all’invocazione “omnia vincit amor” – l’Amore vince tutto – per una “pace disarmata e disarmante”, così come auspicata da Papa Leone XIV.

«O l’umanità mette fine alla guerra o la guerra mette fine all’umanità», diceva il presidente John Kennedy. Non facciamo diventare il nostro pianeta un cimitero.

«Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male»: così scrive Papa Francesco nella Fratelli tutti (n. 261).

Le flagranti violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone, che non risparmiano bambini, donne, anziani, ammalati, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra, la costante inosservanza della legalità internazionale e del diritto umanitario minano le stesse fondamenta della comunità mondiale e cancellano conquiste etiche maturate in decenni.

Esperti in Diritto Internazionale, la Corte Penale Internazionale, l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, la Commissione d’Inchiesta ONU sui Territori Palestinesi Occupati e tantissime organizzazioni umanitarie autorevoli ci dicono che sia Israele sia Hamas stanno commettendo crimini di guerra, crimini contro l’umanità. Inoltre, il governo d’Israele, con le deportazioni e le stragi di Gaza, sta conducendo una “pulizia etnica”, un vero e proprio genocidio.

La storia spesso insegna che chi è stato vittima si trasforma poi in carnefice: i governanti dello Stato di Israele non permettano che ciò avvenga.

Unitamente a Papa Leone XIV e alla CEI, chiedo che “sia Pace in Terra Santa” e chiedo che “a Gaza cessi ogni forma di violenza inaccettabile contro un intero popolo e siano liberati gli ostaggi”. Che venga rispettato “il diritto umanitario internazionale, ponendo fine all’esilio forzato della popolazione palestinese, aggredita dall’offensiva dell’esercito israeliano e pressata da Hamas”. La prospettiva di una via per un futuro possibile non può essere che quella di “due popoli, due Stati” affermata più volte dal compianto Papa Francesco e ribadita anche recentemente da Papa Leone.

Governo d’Israele, fermati! Se non vuoi dar retta alla nostra supplica, almeno ascolta la voce della Scrittura, dataci dai nostri padri comuni. “Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso.” (Levitico 19,18). “Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto” (Deuteronomio 6:3).

Interroghiamoci anche noi, che molto spesso usiamo la parola pace come uno slogan non essendo capaci di disarmare i nostri cuori, e prendiamo esempio dai tanti testimoni profetici di pace che, con la vita più che con le parole, hanno operato per la pace.

Come credenti preghiamo Colui che vuole che le donne e gli uomini vivano in pace e come cristiani, con fiducia e speranza, preghiamo il nostro Padre che ci vuole “fratelli tutti” e chiediamogli che doni a tutti la Pace. Sì, il Signore ci dia Pace!

  • Pietro Lagnese
    Arcivescovo di Capua
    Vescovo di Caserta